Oggi tra le zone forti del tifo giallorosso della capitale, andiamo a ripercorrere la storia di una delle borgate più note e popolari della città : il quartiere del Trullo, vero e proprio baluardo del tifo capitolino.
Il Trullo è la quarta delle sette zone urbanistiche del Municipio XV, popolata da circa 29 mila abitanti. Il settore prende il nome dal Trullo dei Massimi, un sepolcro romano a pianta circolare e collocato lungo le sponde del Tevere, un tumulo simile ai trulli pugliesi, divenuto chiesetta nel Medioevo, unico punto di riferimento in una campagna allora acquitrinosa e insalubre.
Nel Settecento inizia il ripopolamento agrario, al seguito delle Vigne portuensi degli Jacobini, Gioacchini, Neri e Consorti. Nel 1940 inizia l’edificazione moderna, intorno al nucleo fascista della Borgata Costanzo Ciano (una delle borgate ufficiali romane, sorte intorno al 1940 per iniziativa dell’Istituto Fascista Autonomo Case Popolari) cui seguono nel Dopoguerra edificazioni abusive non pianificate. Oggi il comprensorio del Trullo si compone di un abitato continuo fra Monte delle Capre e Montecucco, affiancato dall’abitato residenziale delle Vigne e da un settore di riserva naturale tra la Collina di Montecucco e la Piana di Affogalasino. Nel Dopoguerra, sull’originario nucleo del Trullo, si innestano alterne fasi di edilizia popolare, residenziale e caotica e abusiva, sui due versanti collinari che attorniano la valle dove dorge la borgata.
Sul versante di Montecucco si insediano le palazzine popolari dello IACP, che danno alloggio agli sfollati romani. Sul versante opposto di Monte delle Capre si verificano le lottizzazioni abusive e incontrollate della Zona F1 (ristrutturazione urbanistica) e della Zona G4 (case unifamiliari con giardino). Particolarmente difficile è l’urbanizzazione di Monte delle Capre, dove sorge una grande concentrazione di residenze prive di servizi e di verde. Così come il Trullo puà definirsi una borgata ufficiale (pianificata), la vicina Monte delle Capre rientra nel numero delle borgate abusive.
La zona urbanistica del Trullo si estende oggi su un’area grossomodo quadrata, compresa tra il Tevere a sud e la Via Portuense a nord, e delimitata ad ovest e ad est da due corsi d’acqua: il fosso della Magliana ad ovest verso la Magliana Vecchia, e il fosso di Papa Leone ad est verso il Portuense (che oggi scorre in canalizzazione sotterranea, sotto viale Isacco Newton).
Del Trullo se ne parla come fosse una cosa sola e invece contiene almeno tre situazioni diverse: Monte Cucco da una parte, Monte delle Capre dall’altra e via del Trullo che gli scorre in mezzo e lega il tutto. Da una parte sfocia sulla Portuense, dall’altra sulla Magliana vecchia. Tre storie differenti a cui bisognerebbe aggiungerne una quarta, Piana del Sole, che però se ne sta lassù, in disparte, più vicina a Corviale. In origine c’è il nucleo di via del Trullo, nel dopoguerra a Montecucco si insediano le palazzine popolari dello Iacp per alloggiare gli sfollati da Borgo Pio e dai Fori. Sulla collina di fronte, a Monte delle Capre, gli immigrati dal sud si danno un tetto e pian piano cresce la borgata, abusiva e senza servizi. Oggi, dal punto di vista urbanistico, è stato messo un po’ ordine, al posto delle baracche ci sono palazzetti rifiniti.
Questa è storia, ma veniamo all’attualità. Il Trullo è solo una delle tante borgate che si diramano sul territorio romano. C’è chi li chiama quartieracci, c’è chi li apprezza per la loro veracità. Nel bene e nel male sono quanto di meno artificioso ci sia in questa Roma, che troppo spesso sembra uscita da una cartolina, ad uso e consumo dei turisti. La bellezza di Roma è un discorso fatto e rifatto, il turismo ne è la prova. Oggi il turista vive Roma ma non vive la romanità, o meglio deve andarsela a spulciare in mezzo alla multietnicità del centro storico. Questa romanità per fortuna ancora è vivissima nei quartieri periferici. La cosa affascinante di queste zone, come il Trullo, è proprio riuscire a vedere le abitudini, la parlata, i modi di dire, che non sentirete mai, o quasi mai, in un bar di Piazza Venezia. E parte preponderante della romanità s traduce spesso e volentieri, nella “romanistità” ,nella passione per i colori giallorossi, soprattutto per le vie e per le botteghe (si, qui ha ancora senso chiamarle così) di questo quartiere.
Nell’anno dell’ultimo scudetto giallorosso, ho avuto la voglia e la fortuna di prendere parte a una
serata di festeggiamento innanzi alla Chiesa Di San Raffaele, e all’improvviso mi sono trovato nel turbine di poesie, canzoni, calici di vino, birre e con tanti amici in più al fianco, almeno per una sera, in cui si levavano al cielo di una serata estiva, romana, giallorossa, cori che ricordavano a tutti, soprattutto agli avversari,come la citta’ fosse per intero giallorossa, (ne ricordiamo uno su tutti…:”blu è il tuo colore, calcio è il nostro gioco, questo scudetto è durato poco poco, alza gli occhi al cielo e guarda sta città è tutta giallorossa e te ne devi annà”.
Oggi e’ sufficiente entrare in un bar di via monte delle capre per sorseggiare un caffè e notare poster dei protagonisti giallorossi dello scudetto 2001 o del presente, recarsi in edicola di via monte cucco a comprare un quotidiano per sentire parlare di calcio giocato e di Roma, passeggiare per le strade di via del Trullo durante la partita della Roma per sentire l’assordante silenzio della trepidazione, un silenzio quasi assoluto, fatta eccezione per i brusii, le ansie, le voci delle radio e delle televisioni, almeno fino al momento dell’esplosione di gioia romanista. Provate dunque, provate a incamminarvi per le strade del Trullo e come in un film di tanti anni fa, se all’improvviso doveste sentire delle urla di gioia o degli schiamazzi festosi, fermatevi a chiedere, bussate a qualche porta e qualche finestra chiedendo “Chi Ha fatto goal?”, Sicuramente vi risponderanno “Ovvio, La Roma!”.
Marco Minotti