Consuelo Maldera ricorda il papà ai microfoni di Roma Talk Radio: “Mio padre doveva andare al Napoli, ma poi chiamò Liedholm“
Quando si fa breccia nei cuori dei tifosi giallorossi è impossibile uscirne. Questo è il caso di Aldo Maldera, entrato di diritto nella storia della Roma per i suoi gol, il suo garbo e la sua intesa con l’altro terzino ai tempi del secondo scudetto, Sebino Nela.
A ricordarlo, ai microfoni di Roma Talk Radio, è stata la figlia Consuelo, che ha tracciato i momenti migliori della vita del padre, ma anche quelli più dolorosi. Su tutti, la scomparsa del Terzino Gentiluomo nell’agosto del 2012. Queste le sue parole:
Grazie per aver accettato l’invito…
Grazie mille a voi!
In una delle sue celebri frasi, Aldo diceva di essere nato a Milano ma di essere diventato romano e romanista…
Era innamorato dei tifosi di Roma e della Roma. Mi ricordo la sua frase quando avete vinto lo scudetto ed era rimasto sconvolto. Mi diceva “Non ho mai visto una cosa del genere e non pensavo potesse essere possibile un amore così grande”. E’ vero. Ancora oggi quando parlo di mio papà, anche lui stesso prima che se ne andasse, ha avuto un amore allucinante a Roma e lui amava questa città, la gente di Roma e la squadra di Roma. E’ stato amato tantissimo ed è una cosa reciproca.
Ancora oggi lo amano, specie da chi ha vissuto gli anni 80…
E’ vero. Grazie!
Nel post carriera si è parlato di un rapporto quasi padre figlio tra tuo papà Aldo e Liedholm…Hai qualche aneddoto da raccontarci a proposito?
Mio padre, quando finì con il Milan, doveva andare a Napoli, aveva quasi firmato con il Napoli. Poi ricevette la telefonata di Liedholm che gli disse “Tu devi venire alla Roma e vincerai lo scudetto”. Così improvvisamente disse “Ok vengo” e così è stato, ha vinto lo scudetto. Quando Liedholm morì, mio padre restò malissimo e piangeva durante le interviste. Era come un padre per lui. Era una persona meravigliosa anche dal punto di vista caratteriale, molto simile a mio papà, molto umile. Era veramente un professionista e anche come persona umana bellissima. Lui ha proprio creduto in mio padre dicendogli di venire a Roma per vincere lo scudetto e così è stato. Ci aveva visto lungo.
Quanto è pesato a tuo papà non aver disputato quella finale di Coppa dei Campioni?
Era il suo cruccio (ride, ndr). Tantissimo. Anche negli ultimi anni lo diceva sempre. “Se ci fossi stato io avrei tirato il rigore“. Ha sofferto tanto per quella cosa. Dopo non ha potuto giocare e ha sofferto tantissimo e scherzando diceva “Se ci fossi stato io avremo vinto“.
Togli il modestamente…Era un rigorista…
“L’avrei tirato io, dato che Falcao non lo tirava perché non stava bene”, non so cosa fosse successo…Era difficile comunque tirare, in quei momenti, è una responsabilità. Ma mio padre diceva “Io avrei tirato porca miseria”…
L’arbitro di Roma-Dundee rimase nei pensieri di Aldo…
Sì esatto, fino all’ultimo proprio. Poi mio padre non era un giocatore falloso diciamo…Era onesto in queste cose.
Era onesto anche in ambito familiare…
Sì è vero, era una persona perbene. Penso che la gente gli abbia voluto bene per quello che era. Non perché sia mio padre, ma proprio a livello umano è una persona umile. Io parlo al presente perché è come se fosse qua. Una persona vera che ha amato quello che faceva, ci ha messo l’anima. Lui è venuto dal niente e si è fatto da solo, ha vissuto per il pallone e per il calcio. Se non giocava piangeva. Giocava con infiltrazioni, febbre a quaranta, non ce n’era, non stava a casa. Amava quello che faceva. Un piccolo aneddoto. Lui ha allenato per un pochino la primavera e mi ricordo che verso fine anno doveva scartare dei ragazzi che non andavano bene e ci stava male. Diceva “Io non posso fare questa cosa” perché gli dispiaceva proprio e gli voleva bene. Era in un mondo dove faceva fatica, perché era fin troppo buono.
Essere buoni nel calcio non fruttava, vedi anche Di Bartolomei. Hai avuto modo di conoscerlo Agostino?
Esatto. Io ho avuto modo di conoscerlo poco prima che poi fece quel gesto. Ci siamo incontrati in centro. Io ero piccola e mio padre mi aveva raccontato di lui, che soffriva perché era stato abbandonato un po’ da tutti. Quindi sai è difficile, purtroppo la gente viene amata e poi dimenticata in fretta e se sei fragile fai fatica.
Oggi come oggi non c’è più riconoscimento o gratitudine…
Si sa che è un mondo un po’ più difficile.
Parliamo di un giocatore che ha vinto il tricolore anche con il Milan, quello della stella, ha giocato in nazionale…
Mio padre adesso lo hanno ricordato tanti giornali, anche la Gazzetta dello Sport, che ha fatto degli articoli che lo paragonano a Theo Hernandez, e uno due giorni fa dove dicono che è uno dei più grandi terzini della nostra epoca.
E’ uno dei primi terzini fluidificanti e completo, aveva il tiro dalla distanza e il senso dell’inserimento, completo anche nel calcio di oggi…
Sì, ma lui era sempre in attacco, e gli chiedevamo “Ma come fai ad arrivare lì?”, non riusciva a stare fermo. Poi quando finiva la partita era distrutto, sudato, non ce la faceva però era più forte di lui, era già avanti.
Liedholm spostò Nela sull’altra fascia pur di far giocare Aldo…
E’ vero. Era una squadra bellissima, anche dei compagni, persone meravigliose che ringrazio perché quando mio padre è mancato sono stati carinissimi. Sono venuti al funerale, tutta la squadra e li ringrazio.
C’è qualche giocatore della Roma con cui Maldera ha avuto un rapporto più intimo?
Con Novellino, che era anche del Milan, ebbe un ottimo rapporto. Poi anche Conti, che addirittura mi ha chiamato. Pruzzo, Nela. Si sono sempre voluti bene. Sono delle persone vere con cui ebbe rapporti veramente buoni. Anche Iori, che abitava sopra mio papà…Sono un po’ di aneddoti. Però devo ringraziare Conti, che quando è mancato mio papà è stato il primo a chiamare, a presentarsi.
Come si divertiva Maldera quando non giocava?
Lui era uno sportivo, nel senso che anche quando era anziano si alzava e andava a nuotare alle 6 del mattino. A volte chiamavano dal mare e ci dicevano “Guardi che suo padre alle 6 sta nuotando nel mare a largo”. Non riusciva a stare fermo. Ce lo aveva dentro. Guardava le partite, ma non era uno proprio da 120mila partite al giorno. Seguiva, però, non in maniera esaltata. Mia madre è una tifosa sfegatata, forse peggio di mio padre.
Sfegatata per il Milan o per la Roma?
Tutte e due. Prima il Milan, poi la Roma. Loro andavano in tribuna e a volte andavano ai popolari perché non riusciva a trattenersi e non poteva stare in tribuna per quello che diceva. Quindi la spostavano. Loro si sono conosciuti che erano piccolini e papà giocava nel Bologna.
Ci puoi dire di più su come si sono incontrati?
Si sono conosciuti in oratorio. Mio padre faceva lo spavaldo e andava in questo oratorio di Milano, a Cusano Milanino, e tirava con i suoi fratelli che giocavano anche loro. Tiravano queste pallonate fortissime a tutti i ragazzini, lo raccontava anche Teo Teocoli che si spaventava per la loro forza. Mia madre era lì per caso, perché aveva una sua amica lì e allora lei si è messa in porta e lui le disse “Se ti faccio un rigore ti porto a casa”. Da lì si sono innamorati e sposati. Erano molto piccolini.
L’ha sempre seguito in tutti i suoi viaggi?
Sì ma mio padre era atipico nel viaggiare, perché aveva paura dell’aereo. Non si spostava molto e per convincerlo si faceva fatica. E’ una cosa di famiglia.
Il primo agosto del 2012 Aldo ci lascia. Tanti giornali hanno scritto che è stata una malattia che se l’è portato via in poco tempo. E’ questa la verità?
Noi stiamo in causa con un ospedale di Roma, perché lui ha avuto una specie di angioma in testa, quindi non era né tumore maligno, né morte d’infarto, né tumore. Purtroppo è stato operato e dopo l’operazione ha avuto un’embolia polmonare. Siamo in causa. La prima parte è andata abbastanza bene, secondo noi c’è una responsabilità medica. Ma non sono certa di questo. Non sappiamo quanto durerà, anche perché poi esistono gli appelli…
Poi a 58 anni con il fisico di tuo papà sarebbe stato strano…
Mio padre era uno che faceva una vita impeccabile, non beveva, non fumava e non era uno di quelli che rischiava. E’ un po’ strano, ma vedremo. Non so cosa augurarmi nel senso che da una parte spero che non abbiano sbagliato, dall’altra però la vedo dura. Speriamo di trovare giustizia anche per lui. Era molto giovane e sano, non è giusto. Aveva tutta la vita davanti, aveva mille progetti. Aveva molte richieste, aveva lavorato anche in Grecia, allenato una squadra della Grecia. Poi era tornato, voleva ricominciare. Questa cosa ci ha stroncato, non ce l’aspettavamo. Nel giro di una settimana, è stato molto veloce.
Come si vive a Milano questo periodo di Coronavirus?
Diciamo che qui è peggio che da voi. Siamo chiusi in casa, usciamo con guanti e mascherine, alcuni addirittura con gli occhiali da sole. File immense per andare da qualsiasi parte e per fare la spesa è un incubo. Devi stare tre o quattro ore in fila. Ma per fare qualsiasi cosa, anche per prendere il pane, andare in farmacia.
Non ci sono piccoli gestori che fanno le consegne a domicilio come a Roma?
Le fanno, ma qui è tutto intasato, come l’Esselunga che faceva mille consegne e ora è intasata di lavoro. Quindi è un disastro. La gente ha paura a uscire e ha fatto le richieste a casa. E’ un bel disastro adesso ma speriamo di uscirne presto, ma non si capisce come mai noi non riusciamo a liberarci da questo virus. Anche qui si è fatta fatica. A livello di posti in terapia intensiva, ma non si aspettavano neanche loro una cosa del genere. Io stessa all’inizio non pensavo, ero scettica su questa cosa. Poi è successo che è morto un papà di un mio caro amico per questo virus e ti rendi conto che è vicino e non è una cosa così lontana. Prima, però, anche io pensavo che fosse un’influenzina…Invece colpisce tutti, anche persone sane, come questa persona. Sì era un pochino iperteso, con pressione alta, ma non aveva problemi. Quindi, finché non ti succede da vicino non ti rendi conto e pensi che non possa succederti mai. Qua poi essendo tanti casi ne vedi di più di persone che conosci. Magari da voi non è così…Penso alle attività, come un bar. Bisogna fare distanza, le persone saranno di meno e i guadagni diversi e molti piccoli non resisteranno e chiuderanno. Speriamo cambi la situazione. Molti qui hanno già chiuso e dichiarato fallimento.
A Torino ci sono file davanti ai Monti di Pegni…
Non so da voi, ma qui la cassa integrazione non è arrivata. I 600 euro ad alcuni sì, ad alcuni no…Come faranno ad arrivare a fine mese? Anche gli affitti non gli hanno bloccati. Io sono in affitto, bene che ti va è che vai dal padrone di casa e te lo diminuisce per farti un favore. Molti hanno umanità, altri non gli interessa e vanno avanti.
Grazie di essere stata con noi Consuelo.
Grazie a voi e grazie di cuore a tutte quelle persone che ancora adesso mi scrivono per mio papà e mi sconvolgono. Anche persone di Roma, di Milano, tutte persone che se lo ricordano e che mi scrivono cose bellissime. A parte quelle come calciatore, ma soprattutto quelle come uomo. Ma ringrazio soprattutto voi di Roma per tutto l’amore che avete dato a mio papà e che gli date ancora oggi. Veramente grazie.
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