Ti svegli presto, e il pensiero va subito lì, alla sera prima, a Roma-Liverpool. Speri di aver sognato, ma la sciarpa sulla poltrona, tristemente piegata verso terra, è l’immagine di questa mattinata. No, non è stato un sogno. Quel che hai vissuto è stata una “solida realtà”. Dopo più di 30 anni, ancora i Reds inglesi sono venuti a distruggere le tue ambizioni, le tue speranze. Cerchi di pensare ad altro, al lavoro, ai tuoi impegni quotidiani.

Ma sì…, ci sono cose più importanti! Cominci a dirtelo con ossessione, a ripeterlo come un mantra, ma sai che non funzionerà. Il pensiero ti ritorna a ieri sera e ti costringe a rivivere l’incubo di una notte di maggio. Provi un turbinio di emozioni.

Rabbia per l’operato dell’arbitro, orgoglio per la prestazione dei tuoi giocatori, delusione per una società distante dai desideri dei tifosi, più regina della contabilità che regina d’Europa.

No, così non va rischio di impazzire…

Da una parte, la mente, logica come sempre, cerca di razionalizzare il tutto, dall’altra, la passione del cuore, che, come un lupo affamato, vaga nella tua testa alla continua ricerca di alibi.

Comprendi che resistere sarà inutile. Meglio lasciar stare.

Allora decidi di liberare i tuoi pensieri, facciano ciò che credono, vadano dove vogliono andare. Prima o poi finirà. Non lo sai , ma hai fatto l’errore più grande della giornata. Liberi da ogni controllo, i tuoi pensieri ti travolgono come uno tsunami.

Vai giù, in profondità fino a scoppiarti i polmoni.

Poi torni su per un respiro forzato, utile solo a prolungare l’agonia.

No, non ne uscirò vivo. Ci vorrebbe dell’alcool, ma sono appena le 7 di mattina, forse è un po’ troppo presto per quel poco di fegato che è rimasto intatto da ieri sera.

Davanti a me, una triste tazza di caffellatte, color grigio topo, appena tiepida.

Altro che gin e vodka…

Due piccoli anelli di cereali galleggiano a stento sul liquido odor di mucca e caffè.

Sembrano due occhi depressi che ti guardano con malinconia.

Maledetto Liverpool, dannati inglesi, “mannaggia” a Pallotta che non ci compra i campioni,a Baldissoni perché è calvo e Skomina perché porta un cognome con una kappa in fuorigioco.

Ne hai per tutti, santi compresi.

Tiri giù tutto il calendario, poi ti ricordi che nei 365 giorni canonici, alcuni santi sono ripetuti. “Chissenefrega”, così li becco due volte!!!

Prendi di petto anche Giove Pluvio, che ancora non ha deciso se far piovere o metter su un sole spaccapietre. Vuole metterti in difficoltà nello scegliere i vestiti con cui uscire.

Coperto o leggero? Maledetto indeciso, vuoi fregarmi anche tu.

A questo punto hai maturato la consapevolezza che sia lui che tutti gli altri ellenici Dei, ce l’abbiano con te. Nessuno sconto, giù pure loro, giù dal Monte Olimpo.

Non basta imprecare, quel turbinio di emozioni, non cessa di tormentarti.

Gli effetti si vedono dalla tua immagine riflessa nello specchio. Sei l’icona della rassegnazione.

Forse rassegnarti è l’unico modo per uscirne.

Passandoti una mano fra i capelli pensi fra te e te:

”Mai nà gioia…”

Bello… Potrebbe diventare un hashtag.

Credi che questa piccola vena di produttività possa aiutarti a rigirare la giornata e, in fretta, lo digiti speranzoso su Twitter. Poi renderti conto esiste già e ancor peggio: i suoi più assidui frequentatori sono, per la maggioranza, tifosi romanisti.

Passato il primo momento di stupore, ti si apre, improvvisamente, il mondo della comprensione.

Ora è tutto chiaro. Ora capisci, e capisci anche come uscirne. La chiave è il sogno.

Io sono romanista e,in termini di risultati sportivi, sono un povero.

È la mia sorte, la mia caratteristica.

Delusioni e sogni infranti sono le mie stimmate, ma io ho qualcosa.

So fare qualcosa meglio di ogni altro.

Io so sognare !

Io ho sognato la Coppa dei Campioni nel 1984, ho sognato la finale di Kiev nel 2018, lo scudetto nel 1981 e qualche anno dopo la Coppa Uefa.

Io sono Campione dei Campioni dei sognatori.

Nessuno mai come me.

Invidiatemi juventini “rubascudetti”, madrileni pluridecorati e inglesi senza cuore!

Voi, che vivete di realtà concrete, avete perso ogni capacità di sognare, di sperare, di emozionarsi al solo pensiero di un improbabile futuro.

Voi che toccate con mano i vostri sogni, li uccidete ogni volta e con loro la capacità di essere spensierati bambini, uomini felici.

Io sono vivo!!! Voi no…

Finalmente ho trovato la via di uscita. Posso iniziare la mia giornata. Esco da casa.

Piove a dirotto, governo ladro.

Ecco chi mi mancava da tirar giù !

E io sono vestito leggero…

 

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Paolo Paolucci

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