“Anzi no”, il tormentone del mercato 2020. Vince la tachicardia

Una sessione tirata fino al gong e anche oltre, a causa dei disguidi sul contratto di Chris Smalling, poi risultato regolare

Sia chiaro. Quello che state per leggere non è altro che un racconto di come un tifoso e/o giornalista ha vissuto questa sessione di mercato, con la paura estrema della frase “anzi no” accompagnata alle trattative che sembravano chiuse, in positivo o in negativo. Non c’è vena polemica o altro. Buona lettura.

30 Giugno 2020. Chris Smalling e Enrikh Mkhitaryan rimangono per il completamento della Serie A ad agosto. Inizia bene il calciomercato romanista. Poi, però, i primi intoppi e le prime tachicardie per i tifosi. L’armeno rimane anche per l’Europa League. L’inglese anche, anzi no.

Si tratta con quel Manchester United che sembra non voler fare sconti alla Roma. Trattativa lunga ed estenuante, ma alla fine il gelo. Smalling non giocherà gli ottavi contro il Siviglia. I giallorossi rinviano la questione al calciomercato di fine agosto.

Nel frattempo Dzeko, dopo la sconfitta con il Siviglia, si sfoga con lo spogliatoio. Qualcuno parla di rottura immediata. Si parte con il calciomercato. Il bosniaco sembra destinato alla Juventus. La Roma ci prova per Milik. Tira e molla con il Napoli. Sembra fatta, anzi no.

Prima Milik non vuole la Roma ma la Juventus, poi il polacco si decide e parte per la Svizzera per le visite mediche richieste dai Friedkin. Perché in tutto ciò Pallotta ha lasciato il posto al collega americano. Il problema è che manca un DS e la coppia Fienga–De Sanctis prova a mettere a segno i colpi maggiori.

Le visite terminano, ma è mistero. Le ha passate, anzi no. La Roma chiede 5 milioni di sconto in caso di nuovo infortunio del giocatore alle ginocchia. De Laurentiis ci mette il carico, mischiando le carte con fantomatici soldi dovuti da Milik per pubblicità, ristoranti e multe varie. L’affare, già impostato, salta. Dzeko, a quel punto rimane a Roma.

Parte Juan Jesus, prima verso Cagliari. Anzi no, verso Genoa, anzi no. Il giocatore non accetta le destinazioni e la società decide di non convocare più il ragazzo. Anche Fazio è destinato a partire, verso Cagliari, anzi no. Sampdoria, neanche. Serve se Smalling non arriva. Parte Karsdorp, anzi no, parte Florenzi verso il PSG.

Mkhitaryan si svincola dall’Arsenal e arriva a titolo gratuito. Pedro è della Roma, dopo essersi svincolato dal Chelsea. Manca un vice-Dzeko. Si punta Borja Mayoral. Fatta, anzi no. Zidane blocca la partenza e offre Jovic. I giallorossi fanno un’offerta, ma il Real Madrid lo mette in campo titolare e manda in panchina lo spagnolo. Colpo di scena. Borja Mayoral è della Roma in prestito biennale.

Parte Under, direzione Leicester, parte Kluivert, direzione Lipsia, parte Perotti, direzione Fenerbache. Anzi no. Il giocatore è in Turchia ma non firma. Mancano poche ore alla fine del mercato.

Le titubanze dell’argentino bloccano il rientro di El Shaarawy dalla Cina in prestito. Operazione quasi definita, anzi no. Salta per tempi tecnici. Alla fine, però, Perotti firma e lascia la Roma. In tutto questo c’è Smalling.

Il tira e molla con lo United prosegue. Il tempo scorre. Qualcuno dice “Game Over”. È Jozo Palac, intermediario della trattativa. Affare saltato a 1 ora dalla chiusura. Anzi no. L’affare si fa. 45 minuti alla chiusura. Documenti in compilazione. Si corre. Contratti depositati a 7 minuti dal gong. Sono le 20 del 5 ottobre. Smalling è della Roma.

Anzi no. Incredibile ma vero, la Lega Serie A non conferma il deposito del contratto. Caos e, come per due mesi, tachicardia. Che succede? È un documento obbligatorio mancante? I contratti sono arrivati dopo le 20? Friedkin e i suoi legali contattano FIGC e Lega.

Sconforto, sembra saltata. Anzi no. Il miracolo è avvenuto. FIGC e Lega danno l’ok per l’arrivo del Transfert. La Roma ha preso Smalling. Il mercato si chiude alle 22, con Pau Lopez che vola in Inghilterra all’Everton, anzi no: è Olsen. Nel 2020 del resto, tutto è possibile.

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Lorenzo Sambucci

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